sabato 20 luglio 2013

Il terzo strato - ossia "come non aprire un conto corrente in Giappone e altre cose"

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Ai nuovi e vecchi lettori: ricordo che i post marchiati con il "bollino di qualita' "(lol) sono quelli curati da mamoru, gentilmente ospitati dal padrone di casa, Luca da Osaka, attualmente tornato dalla trasferta in Italia per la gioia di grandi e piccini.



Attenzione

L'argomento trattato parte da alcune esperienze dirette e mi pare il caso di fare alcune precisazioni per evitare fraintendimenti:
- trattasi di esperienze ed opinioni personali
- le questioni descritte hanno valenza nel periodo di scrittura del post, cio' significa che le cose possono anche cambiare col tempo
- non prendete tutto come oro colato ossia, come diceva Giulio Cesare:
 "diffidate delle citazioni latine che trovate su Internet"

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Ora poniamo il caso che qualcuno, per comodita' o per semplici fatti propri, volesse aprire un conto corrente in una banca giapponese.

Bene, uno pensa: vado in banca gli butto sul tavolo un equivalente di X mila euri giapponesi e mi aprono il conto.

Bene: think again!

L'idea che mi sono fatto del paese e' quello di una cipolla, ossia di un insieme di strati che possono essere aggiunti (e/o tolti) a discrezione dei singoli, secondo il tempo atmosferico, il tasso di umidita' dell'aria o con un lancio di un dado a 16 facce.

Il primo strato (quello piu' esile) e' la legge, abbastanza vago da essere allungato e accorciato dalla polizia in modo da mettere al gabbio secondo le necessita'. Un set di regole di base a cui ubbidire almeno formalmente.

Il secondo strato e' quello della consuetudine: mio nonno faceva cosi', mio padre pure, io faccio cosi' perche' lo facevano loro e mio figlio continuera' la tradizione altrimenti sono mazzate sui denti. Se anche sono consuetuidini del cazzo, normalmente non si discutono, si continuano a praticare.

Il terzo strato (il piu' temibile) e' quello che potremmo scientificamente chiamare "il girone dei cazzi vari", meglio conosciuto come quell'insieme di situazioni surreali con le quali prima o poi ogni straniero in Giappone si trova a doversi misurare.

La gerarchia degli strati e' terzo > primo / secondo.

Ora, per aprire un conto il primo strato vi dice di essere residenti: avete il vostro permesso di soggiorno (Zairyu Card) valido, vi siete registrati all'anagrafe del comune di residenza etc.

Il secondo strato vi dice che per firmare il conto vi chiederanno un hanko, ossia un sigillo di medievale memoria, che verra' registrato dalla banca come sorta di firma da usare per le operazioni allo sportello, tra cui l'apertura del conto stesso.
Alcune banche (applicando il terzo strato di cui discuteremo in seguito) in alcuni casi se ne sbattono della tradizione e lasciano usare la firma.


Nota culturale

Un privato puo' usare piu' hanko per diverse funzioni: banca, contratti, timbrini in fronte alle fanciulle etc. E' chiaro che si tende a tenere separate tali funzioni, ma nessuno vi impedira' di fare i timbrini alle fanciulle con la vostra firma bancaria: AFFARI VOSTRI.

Il sigillo bancario puo' essere anche non registrato formalmente (depositato in comune), l'importante e' che ce l'abbia la vostra banca a database, un po' come la firma del titolare nelle banche italiane.

Sull'hanko viene inciso il vostro nome nella forma che piu' vi aggrada: kanji, romaji, katakana. Il pattern esatto lo decide quello del negozio, normalmente gli si dice come lo si vuole (tipo di carattere orientamento orizzontale, verticale etc), in che materiale (avorio, legno, plastica) e se volete la custodia (oppure ve la comprate in un 100 yen shop). Si va da 1,500 yen a 7/10,000 yen  e oltre per quelli piu' raffinati.

Ci sono anche quelli di produzione di massa con i nomi scritti sopra che vedete in vendita nelle teche in qualsiasi reparto di cancelleria, quelli vanno giusto bene per i cassieri dei negozi quando timbrano gli scontrini. Il concetto e' che il pattern deve essere piu' custom possibile. Anche qui potete usarne uno gia' fatto e prodotto in soli 30.000 esemplari: AFFARI VOSTRI.

Una parentesi a parte la merita il Jitsuin, un hanko speciale, nel senso che e' piu' grande, piu' complesso e piu' cattivo degli altri. Il Jitsuin va registrato in comune, il quale lo mette nei propri archivi e rilascia un certificato di registrazione: col jistuin ci comprate le case e altra roba seria. Il jitsuin e' la vostra vita, siete voi e va custodito scrupolosamente e non scherzo se vi dico che potete trovarvi sfrattati e divorziati a vostra insaputa...
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Soddisfatto anche lo strato della tradizione uno e' portato a pensare che sia tutto a posto. 

Per scrupolo aggiuntivo si trova conferma sui siti dei principali istituti bancari nipponici sul cosa serve effettivamente per aprire un conto semplice:
- documento di identita' (permesso di soggiorno per gli stranieri)
- hanko
- soldi (!)

I tre semplici passi pubblicizzati da molti: facile, no?


Col cazzo...

A seguire riepilogo come e' andata in alcune filiali, tanto per non fare nomi.

Mitsui
Preso il numerino all'accoglienza e dopo aver atteso la chiamata allo sportello, un'altra signorina chiede lo scopo della visita: 
"apertura conto corrente"
"nuovo cliente?"
"si"
"quanto vuole depositare"
" XXX,000 yen poi ho altra valuta estera da cambiare"
(lo scrive su un pezzo di carta)
"va bene, potrei avere il permesso di soggiorno per cortesia?"
"prego"
"attenda un momento per favore"

sparisce per 15 minuti e poi la vergine ritorna allo sportello.

"mi dispiace ma non puo' aprire il conto, lei non e' residente"
"eh?"
"no dicevo, non e' residente"
"me lo scrive perche' mi pare di aver capito male?"
"非居住者"
"ah..no, scusi sono registrato all'anagrafe come residente"
"si ma devono passare 6 mesi"
"6 mesi di che"
"non puo' aprire il conto se non dopo sei mesi di residenza"
"io quei soldi li vorrei depositare qui da voi, vorrei capire il problema?"
"li potrebbe lasciare qui, ma per sei mesi non potrebbe fare alcuna operazione"
(questa spero di averla capita male io)
"scusi, ma quale legge e'?"
silenzio e sgardo perso nel vuoto
"scusi, ma e' una regola della banca?"
silenzio e sgardo perso nel vuoto
"grazie e arrivederci"

Mitsubishi UFJ
Bloccato dalla vergine all'ingresso: "e' necessario che venga con l'hanko."
Si ok, ma io volevo solo delle informazioni...

Mizuho
Anche qui bloccato al banco informazioni, arriva a dare man forte un individuo della banca al quale vengono fornite tutte le informazioni e mostrati i documenti come in Mitsui.
"Perche' vuole aprire un conto corrente?"
"Saranno anche cazzi miei, gli fanno schifo i soldi a questi??" 
(pensiero balenato all'istante)
 ...
dopo le solite inutili spiegazioni del perche' una persona normale necessita di un conto corrente, alle tante arriva il terzo strato:
"si puo' fare, ma deve aspettare 6 mesi"
"grazie e arrivederci"

Tomin (Tokyo tomin ginko)
Banca locale relativamente piccola, se non ricordo male fu uno dei cavalli di battaglia  zoppi di Shintaro Ishihara anni fa quando ebbe alcuni problemini, ma sorvoliamo.

Qui non ci sarebbero grossi problemi ad aprire un conto, la vergine allo sportello spiega gentilmente che l'hanko e' obbligatorio in quanto policy aziendale, inoltre a domanda risponde che non ci sono limitazioni dato che non sono giapponese. Per sicurezza glielo chiedo due volte.

Qui pare che non ci siano veramente problemi di sorta, ma non proseguiamo oltre data la dimensione dell'istituto. Ho le mie riserve sul fatto che la pratica potesse andare in porto realmente.

Shinsei Ginko
Casualmente la preferita dai non giapponesi: in 30 minuti fate il conto corrente e avete il bancomat (la prima cosa da scegliere, la piu' importante, e' il colore: alcuni potrebbero essere non disponibili presso sede e se proprio lo volete aspettate 1 o 2 settimane).

Come in tutte le banche giapponesi il PIN di 4 cifre lo scegliete voi (Shinsei ve lo fa inserire in filiale mediante un tastierino allo sportello, Mizuho ve lo fa scrivere sul contratto, ma a voi NON ne rimane alcuna copia, quindi tenete a mente per bene i codici).

Il conto si puo' aprire con Hanko oppure con la vostra firma a penna, non so quanto debba essere fedele a quella depositata, in Italia ho visto che ce l'hanno a terminale e la controllano la fedlta' della grafia se non siete un cliente che passa in sede spesso.



Conclusione
Dopo una serie di approfondimenti la regola dei sei mesi, in realta', non esiste.
Va semplicemente a discrezione del direttore di filiale se infischiarsene o meno; se interviene la vostra azienda/coniuge giapponese, come per magia potreste non avere tutti questi problemi di residenza, non residenza, sei mesi, cazzi e mazzi.

Semplicemente viene messo tutto da parte, srotolato il tappeto rosso e via: grandi amiconi.

Come nel caso di Er Kuma (nome di fantasia) che dopo una settimana in Giappone aveva il conto in una delle sopracitate grandi banche giapponesi (no Shinsei), con la sola firma e senza hanko.

Il tutto lo possiamo archiviare tra le paranoie giapponesi, quelle che, attraverso il terzo strato, si materializzano in ostacoli aggiuntivi rispetto alle regole formalizzate o al comune buon senso.

Come quella volta che volendo vendere due modellini da 50 euro, mi chiesero il documento alla cassa (dove era appeso l'elenco dei documenti accettati tra cui patente, tessera da studente, passaporto, gaikokujin  torokushomeisho etc).
Bene gli porgo il passaporto e mi sento rispondere:

"il passaporto e' una richiesta che vale solo per i cittadini giapponesi"
 

Perche' ovviamente i cittadini giapponesi IN GIAPPONE girano SEMPRE con il passaporto in tasca...

Morale: li mando a cagare vado da softmap dove mi chiedono se preferisco essere pagato in contanti oppure punti sulla tessera. doh!

Benvenuti nel paese del terzo strato.



In breve (e vale sempre il disclaimer a inizio post)

Grazie ad alcune testimonianze raccolte e ad esperienze di prima mano possiamo fare il punto della situazione dell'infernale "girone dei bancari" (tipo Mizuho, Mitsui & C. i pezzi grossi del comparto):
  • se avete un visto di sei mesi siete sostanzialmente morti...
  • se non siete residenti da almeno sei mesi potreste vedervi rifiutata l'apertura di un conto corrente, anche se accompagnati dal datore di lavoro
  • se non siete residenti da almeno sei mesi, di default il bancomat non ve lo danno e la carta di credito toglietevela dalla testa (almeno se parliamo delle principali banche giapponesi)
  • senza bancomat potete comunque fare operazioni in qualunque nella filiale in cui avete aperto il conto con il libretto e l'hanko
  • per l'internet banking vale il discorso del bancomat
  • ovviamente essendo tutto discrezionale quanto sopra non vale un emerito nulla...
Per Shinsei Ginko:
  • procuratevi un numero di telefono cellulare (una SIM b-mobile va benissimo, a morte Softbank e i-phone)
  • registrate la residenza in comune che ve la annotano dietro la Zairyu Card, la trascrizione in katakana del vostro nome usata in comune converra' adottarla anche per la banca giusto per evitare di avere piu' di una trascrizione fonetica e fare casino
  • andate nella filiale Shinsei che vi sta piu' comoda con zairyu  card + nr. di telefono ed eventualmente hanko (non obbligatorio)
  • scegliete il colore del bancomat che piu' vi aggrada (se non siete masochisti possibilmente tra quelli disponibili in quel momento presso la filiale)
  • vi faranno compilare al terminale i soliti dati anagrafici, controllateli e occhio alla trascrizione in katakana del vostro nome
  • i soldi non servono, il conto lo aprite a 0 yen e poi li potete versare mediante un qualunque ATM che vi rilascia il saldo del conto a fine operazione (controllate sempre se pagate commissioni e se ci sono limiti orari di utilizzo o altro, l'ATM di solito vi fa presente se c'e' la commissione prima di fare le operazioni)  o mediante trasferimento bancario
  • occhio che il conto in valuta estera di Shinsei e' un prodotto speculativo pensato per operazioni sul mercato Forex e non e' coperto dall'assicurazione sui conti correnti, inoltre non potete ne' versare ne' ritirare contante in valuta estera 

  •  " E se sono in una zona del Giappone dove non c'e' Shinsei?"
    Ecco, ti attacchi al tram e vai da Citi Bank o ti inventi qualcosa d'altro.
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venerdì 5 luglio 2013

Volare in buisness class

Quando vengo per lavoro fortunatamente uso la buisness class. Prediligo come linea la swiss. Le ragioni sono tre:
-ottimo cibo
-uno dei più funzionali aeroporti del mondo
-sosta breve per andare a Venezia.

Per il resto a livello di sedili la ritengo una delle migliori.
L' unico difetto? Impianto video anzianotto ma non male.
Certo a volte vengo con l' ANA che hai dei monitor enormi e touch screen ma cambiare Francoforte mi sta sul cazzo. Transfer lunghissimi e lounge così così .
Voi con chi preferite volare in buisness? Ed in economica?
Quale gateway preferite?

Il problema di volare in buisness è che poi quando vengo in economica con la famiglia mi sento morire. Mi rendo conto dell' enorme divario di servizio.

La cosa buona è che ormai mi conoscono. Spesso le stewards mi chiamano per nome anche quando volò in economica. Mi portano pure un espresso se lo chiedo.

Ecco alcune foto:
Antipasto San Daniele e melone

La porta principale, polenta con funghi e spinaci

Piatto di formaggi
Dolce e caffè 

Appena svegliato la colazione.


Con le gambe sto bello largo 

in posizione letto ho 2 metri di spazio

Dopo carico alcuni video