lunedì 12 dicembre 2011

Targhe italiane in Giappone?!

Ma quando uno esporta un veicolo dall` Italia non deve provvedere alle pratiche presso il PRA e restetituire le taghe secondo Articolo 103 CDS?

In questo post di Mattia (link) anche lui comprova cio che ho visto e rivisto anche io cioe macchine Italiana con targa giapponese con sotto la targa italiana.
Magari mi sbaglio ma magari ci azzecco "Non e` che qui abbiamo un bel po di macchine rubate?"

33 commenti:

  1. Qui: http://coordinamento.mininterno.it/servpub/ver2/scar/cerca_targhe.htm
    Inserendo il numero di targa puoi verificare se risulta rubata o smarrita (sic! Vorrei sapere come si fa a smarrire un auto).
    Si può fare una prova per togliersi il dubbio.

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  2. Da Italicus:

    Con un pizzico d'ingegno e tanto tempo oggi come oggi si trova di tutto.Vedi qui sotto.

    http://it.answers.yahoo.com/question/index?qid=20080308094052AAlZP9y

    I cugini d'Oltralpe non è che siano messi tanto meglio però:
    http://estonianbloggers.blogspot.com/2011/03/targhe-francesi-false-voltitud.html

    Comunque, non è poi tanto il fatto delle due targhe sovrapposte(fato strano,certo)ma il problema della lettura,parlo di tempi rapidi,senza meditazione e senza consultare blocchi di pagine di liste interminabili di ideogrammi cinesi,della targa del veicolo che t'ha dato una botta e se l'è filata via. Converranno con questo mio punto di vista molti lettori?

    Indagini della Polizia Stradale sul luogo del solito fattaccio:

    "..e che targa aveva l'autoveicolo,caro 何とか君?"

    "mmmh,non lo so,ancora non siamo arrivati a leggere quei kanji a scuola. Me lo richieda tra qualche anno,onorevole poliziotto"



    Sì sì direte che maligno...

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  3. Essendo il kanji "un disegno" e non una mera rappresentazione fonetica, un giapponese potrebbe descriverti concettualmente un kanji, capendone nel contempo il significato, senza conoscerne la pronuncia fonetica. Questa è la principale differenza tra un kanji e una parola, la parola anche se letta per intero e riconosciuta al volo dal nosto cervello, ci impone di dover pronunciare, anche se solo nella nostra mente la pronuncia fonetica, un disegno viceversa, come gli ideogrammi, si riconoscono "al volo".
    I kanji si prestano alla lettura silenziosa.

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  4. Premetto che non vivendo in Giappone forse sto dicendo una cavolata, ma le targhe non hanno solo la provincia (Ken) in kanji?

    @BladeVet: quello che dici e' solo parzialmente vero. Capire vagamente il significato del kanji senza conoscerlo e' possibile solo in relativamente pochi casi (kusakammuri->vegetale, sanzui->qualcosa con l'acqua etc.), pero' nella maggioranza dei casi il cosiddetto radicale semantico ha perso completamente il senso originale.
    Sfido chiunque a capire il significato di 塩(shio) da terra-uomo-bocca-piatto.
    Semmai piu' comune e' il caso di indovinare il suono dal radicale fonetico (circa il 50% del 3000 kanji) ma anche li' si va ad indovinare e il significato rimane misterioso.

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  5. ma le targhe non hanno solo la provincia (Ken) in kanji?

    Da noi hanno il nome della città, non della provincia.
    Nel resto del Giappone non so.

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  6. In effetti e' l'issuing office, non il Ken o lo Shi. Solo a Tokyo ce ne sono 5 diversi ma non sono poi tantissimi in totale.
    http://ja.wikipedia.org/wiki/%E6%97%A5%E6%9C%AC%E3%81%AE%E3%83%8A%E3%83%B3%E3%83%90%E3%83%BC%E3%83%97%E3%83%AC%E3%83%BC%E3%83%88%E4%B8%80%E8%A6%A7

    Tra l'altro leggevo che alcuni hiragana non si usano, lo shi (=morte), o (troppo simile a "a") e he (vuol dire scoreggia :))

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  7. Da Italicus:

    Il riconoscere "al volo" il concetto dovrebbe allora abbreviare i tempi di reazione. Mi riferisco ai soliti semafori rossi puntualmente "ignorati "...qui come altrove.
    Dov'è che risiede questo problema di non fermarsi al rosso? Sarò per colpa di concetti che rimangono impigliati a metà strada tra organo visivo e materia grigia? Kanji della base del verbo 止まれ di lettura leggermente impegnativa, oppure cos'altro che sfugge all'indagine?

    Vabbé,aggiungo : De gustibus...

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  8. Vedo che la discussione è rovinosamente scaduta, per potermi mettere al paro vi pongo 2 quesiti:

    1) Come mai a Napoli e provincia non si rispetta un semaforo rosso neanche a morire?

    2) come mai a Milano si ha l'usanza negli incroci con semaforo di portarsi al centro strada per svoltare nonostante il codice della strada imponga l'arresto alla striscia continua di stop a semaforo rosso mentre non lo fanno per gli incroci senza semaforo?

    I napoletani hanno lo stesso problema di stenosi nervosa nel nervo ottico dei giapponesi?
    I milanesi credono che quello che è previsto per gli incroci senza semaforo a T, ovvero "sgombra la corsia e portati a centro strada così non blocchi il traffico dietro di te" sia lecito solo e soltanto negli incroci semaforici a più corsie dove il tuo portarti a centro strada è perfettamente inutile e di ostacolo ai mezzi di soccorso?

    Capisco che è interessante sottolineare le differenze culturali/comportamentali per farne una discussione, ma voler trovare le minime inezie su cose che accadono puntualmente in Italia per poi poter dire che schifo sti jappo, "che cretini gli si blocca il colore del semaforo prima del cervello" mi sembra di generalizzare un po' troppo, nessuno sta dicendo "che magnifichi i giapponesi, vorrei essere nato in Giappone", me ne guardo bene, ma almeno io sono conscio dei pregi e difetti di tale popolazione e cultura come conosco e tengo a mente i miei e quelli degli italiani.

    e giusto per sfatare un altro mito: in Campania come in Calabria ho visto far colazione con pasta e fagioli e frittate di pasta. I giapponesi credono che gli italiani mangino pasta anche a colazione? e c'hanno ragione!
    non tutti gli italiani mangiano pasta a colazione? beh io a Kyoto non ho mai visto passare nessuno con il rosso.

    E via al flame!

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  9. Da Italcus:

    E stiamo parlando del supporto scrittorio di una lingua.Non stiamo parlando di linguaggio e schemi di parlato qui. Le targhe potrebbero essere benissimo rappresentate mediante caratteri latini e numeri indo-arabi. I secondi sono già adottati. Com'è che quel concetto silenzioso non emerge nella numerazione?

    Le parole no e i numeri sì? Il numero è più facilmente analizzabile se espresso graficamente con numeri indo-arabi, mentre il resto viene recepito meglio con le lettere della vicina Cina? Non mi torna! Una targa è solo una identificazione in relazione ad un luogo. Vedere una targa con il kanji cinese rappresentante un campo e vedere la targa attaccata ad un veicolo che transita su di un picco montano,non è di maggior apporto informativo in materia di identificazione di un autoveicolo.

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  10. Carissimo BladeVet,niente è rovinosamente precipitato quando si tratta di mettere a punto le nostre idee,farle collimare o annoverarle,se è il caso,con la realtà (dei fatti) e porsi in grado di affrontare decorosamente,che dico! civilmente,un dialogo.Bando alle diffamazioni e largo al discorso ragionatamente ponderato!
    Su Milano e Napoli,trattandosi di due città dove si fa uso dell'alfabeto latino(lo stesso che stiamo usando adesso per comunicare,noi)avanzerei che trattasi ,colà, di cattive abitudini;il fatto di passare col rosso e altro.Alla domanda " Che targa aveva la macchina che è passata col rosso?" Si presume che perfino un adolescente riesca a rispondere emettendo verbalmente(sempre che abbia visto la targa e che se la ricordi)una serie di lettere e numeri.
    Ritornando a Milano e Napoli, pur senza che tu abbia citato altre città,di mio ce le aggiungerei ,così,tanto per riportare in auge la tanto cara- a noi come ai Giapponesi- forma retorica di sillessi,dopotutto,anche perché in questo specifico caso,non credo che in altre città si faccia poi tanto di meglio,ma vado a tentoni! Mi si illumini!

    Ritornando sui nostri passi,sulla targa.Non starò a vaticinare presunte congruenze tra concetti e espressioni di questi a mezzo artificio comunicativo(lo farò in seguito,se Luca me lo permetterà),ma non posso fare a meno di sottrarmi alla tangibile constatazione di un dispendìo di ore di studio per assumere "in nuce" segni grafici e concetti superiore al dispendio di tempo degli scolari non "kanjizzati".

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  11. Carissimi due commenti, lo devo ammettere, degli dei più grandi maestri d'evasione.
    Sono stato io a farmi prendere da taluni incisi provocatori e faccio ammenda.
    Tornando alle targhe, mi chiedo se il fatto che i caratteri latini siano più identificabili credo lo insegnino al politecnico di Milano vero?
    Forse dovremmo trasferirci in qualche provincia cinese e provare si empiricamente ma con metodo scientifico sul campo a vericare se l'adolescente di italicus, no non è un ominide primitivo, della Repubblica Popolare Cinese sia più facilitato a riconoscere al volo un carattere latino o un ideogramma che sotto gli occhi da tutta una vita.
    Non sarei tanto sicuro del risultato sai.
    Si potrebbe comunque optare per i caratteri latini, in fondo sono quelli maggiormente diffusi e usati al mondo, intendo in termini di milioni di persone che li usano... Ma in base a questo principio noi non dovemmo scrivere questo blog e questi commenti in italiano, non è la lingua maggiormente usata al mondo.
    E si italicus è proprio un oneroso e inutile dispendio di risorse di ore di studio per raggiungere la conoscenza di una lingua, l'italiano, tra le meno usate al mondo.
    Dovremmo proporre di studiare il cinese mandarino, lingua più usata al mondo.
    O nooooo, ma così saremmo "kanjizzati", che orrore!

    Spezzando una lancia in favore di italicus: Luca permetti a Italicus di avere uno spazio appropriato e artificioso sul blog, così evitiamo di dover leggere un commento si e uno no Italicus che te lo chiede, grazie.

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  12. Bladevet,

    Stai sicuro che in cina i risultato sarebbe ancora peggiore.
    In Giappone gli analfabeti sono solo il 2% mentre in cina si arriva all` 11% (mizzega anche l` italia si attesta su questo numero che vergogna)

    Essendo una persona che lavora nell` informatica ti posso dire che il codice e` importante. Devi capire che la lettura sopratutto di una targa relativa a una macchina che ti ha appena speronato e piu facile con caratteri romani.

    Il prossimo post ti fara capire quanto sono macchiavelli ci i giapponesi. Posso portati un esempio pratico, in alcuni casi nella mia vita mi e` stato chiesto di scrivere il nome in Katakana per documenti ufficiali.
    Capisci vero che convertire il mio nome in catacana (lo ho storpiato apposta per dare l` idea) nel caso di necessita avere un certificato con i caratteri romani diveniva un lotta con il burocrate di turno.
    Capisci che l` uso dei Kanji aiuto per esempio con la scrittura di parole e verbi ma non certo di nomi e sigle?

    Io mi ricordo ancora quando feci leggere una legge sull` arc ad un poliziotto mezzo analfabeta, visto che era in burocratese quando me la lesse si blocco su un paio di kanji.

    Una targa in caratteri romani aiuterebbe come lo smettere il vizio di giapponesizzare ogni cosa.
    Io ne ho le palle piene di richieste di timbri e cavolate varie (ps non sai quanti giappi ce lo hanno in avorio e non pensano alla provenienza di tale materiale)

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  13. Sono d'accordo con te su molti punti Luca.
    Credo però che la nostra formazione culturale, italiana, che inevitabilmente ci portiamo dietro ci porta ad analizzare le cose da un nostro punto di vista, rispettabilissimo ma soggettivo.
    Chi ha avuto modo di lavorare con dei giapponesi, non avvezzi all'uso del pc o prima dell'avvento di questo, si sarà sicuramente imbattuto nel fatto che i machiavellici giapponesi sbagliano spesso a riconoscere il numero uno dal numero sette scritto da noi occidentali a mano.

    Più volte il problema mi è stato segnalato dal fatto che non mettevo la linea sotto il numero uno, e rimanevo perplesso.

    Sicuramente il poco istruito poliziotto avrà tentennato su dei kanji, non me ne meraviglio affatto, mi è capitato lo stesso.

    Mi chiedo se un giapponese ha difficoltà a distinguere un uno da un sette, parafrasando Italicus anche un bambino ci riuscirebbe, come diavolo fanno a riconoscere i kanji con un serie di linee che si intrecciano?

    La risposta è semplice, il kanji non è un carattere, è un ideogramma, è un disegno, come l'omino disegnato sulla porta delle toilette, su tali porte non c'è scritto uomo/donna ci sono i disegnini, ti assicuro che quando tu vedi il simbolo dell'omino capisci che quel locale è adibito ai maschietti, e ci entri sicuro.
    Se io ti domandassi come effettivamente era disegnato quell'omino, che lunghezza avevano le linee che fomavano corpo braccia e gambe, se erano diagonali o scorrevano lungo il corpo, non so se tu saresti tanto sicuro nel rispondermi. Lo stesso avviene per i giapponesi con i kanji, vedono un ideogramma è "riconoscono" il concetto, se copri il kanji e chiedi al giapponese di descrivere come esattamente è scritto non tutti sanno rispondere con certezza. Noi diversamente cerchiamo di decodificare il kanji dal numero di linee, dalla posizione, a volte kanji scritti con forme diverse, reisho, kaisho gyosho ad esempio ci appaiono, aggiungo giustamente, molto diversi, ai giapponesi sembra che la cosa sia meno fastidiosa.

    Sulla storia dei katakana ce ne sarebbero da raccontare. Per mia esperienza, l'ultimo a cui chiedere come si traslittera un nome occidentale in katakana è un giapponese, per il semplice fatto che non hanno mai imparato affondo le regole che stanno alla base della romanizzazione della lingua giapponese o semplicemente se ne infischiano.
    Magari riprendiamo la cosa nel prossimo post.

    saluti

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  14. I Giapponesi fanno bene a mantenere il sistema dei caratteri importati dalla vicina Cina perché effettivamente agiscono da ottimo repellente alle intrusioni di forestieri. Hanno avuto anche la fortuna che per vendere i loro prodotti non soffrono di particolari forme di attaccamento linguistico-culturale infatti usano il molto flessibile e peculiare, caro e bistrattato alfabeto.

    Inter nos,un dato di fatto:questa loro scrittura che fa impegnare decenni e decenni nello studio torna utile per ostacolare l'afflusso degli stranieri che muovendosi ad un'età ormai troppo avanzata per poter ricordare a memoria milioni di combinazioni di scrittura e lettura ,spesso multifonematica, mal si adatterà e rimmarrà allo stato di "semi-analfabeta",con tutti gli svantaggi immaginabili.
    Non tirerei in ballo fattori antropologici ma opportunistici sì.

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  15. Non avevo mai riflettuto su questo punto. Mi sono sempre chiesto come mai in Giappone vi fosse minor afflusso di stranieri che in altri nazioni.
    La risposta che mi ero dato è che la burocrazia giapponese è bella tosta come sa bene il nostro Luca. Quando poi ho vissuto negli anni le peripezie che una mia collega giapponese ha fatto per poter prendere la cittadinanza italiana e divincolarsi finalmente dallo status di extracomunitario asiatico, mi sono ricreduto.
    Effettivamente come fa notare Italicus (il nickname mi ricorda sempre lo sfortunato treno, scusa l'accostamento, ma non riesco a non associarlo mentalmente), la lingua giapponese è un bell'ostacolo per gli stranieri, e che questa sia stata opportunamente usata in termini xenofobi ne sono certo, vedi come ti trattano alcuni giapponesi quando ti vedono dai connotati occidentali e non sanno che parli e capisci il giapponese.

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  16. Gentile BladeVet, dobbiamo parlare per conoscerci,se non di persona perlomeno di parola.
    La parola non autentifica ma identifica le persone... E io di cose da parlare e far sapere ne ho a saccate piene. Tempo me ne avanza.Ora posso postare anch'io. E chi mi ferma? Luca,tu puoi farlo.
    Sai, i dottori giapponesi hanno smesso di compilare le ricette mediche in giapponese perché gli incidenti causati da cattiva interpretazione erano superiori alla media occidentale. hanno deciso di adottare la scrittura alfabetica e i morti sono misteriosamente diminuiti.
    Troppe letture silenziose,mi scuserai questo sarcasmo contrapposto al tuo scetticismo per il mio soprannome,e mi scuserai queste dialisi retoriche,dicevo...queste letture silenziose fatte al volo non aiutano punto. D'altronde,un farmaco ha bisogno(oltre della formula) di un nome per essere nominato,mica analizzato etimologicamente. Un semplice nome senza tanti formalismi e girigogoli congetturali,che' poi uno non ci azzecca e sbaglia.

    Alla prossima!

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  17. Ne e' venuta fuori proprio una bella discussione.

    =)

    Sul piano linguisto non e' che possa aggiungere molto a quanto detto, tuttavia (portando la mia personale esperienza, quindi non e' detto che sia il verbo cio' che segue) ho notato che i giapponesi madrelingua imparano i kanji a memoria in modo grezzo, senza link tra ideogrammi simili. Ad esempio ho fatto notare l'uguaglianza alla base di 屋 e 室 a cui non avevano mai pensato, cosi' come chiedendo lumi su cosa significhi il 校 di 学校 mi vanno a prendere il dizionario perche' lo hanno imparato a memoria con le pronunce, i compound o ne hanno solo una vaga idea.

    Come diceva Uberto il non nativo, per razionalita della mente adulta cerca una logica, come il radicale fonetico o le similitudini tra kanji. Probabilmente il nativo che ha imparato la lingua per i primi 16 anni di vita la ha assrobita per memorizzazione pura.

    Sul discorso identificativo delle targhe mi pare che l'impiego dei kanji complichi un po' troppo le cose anche in considerazione del numero di issuer con almeno 1 kanji in comune o del fatto che molti di questi non erano nemmeno tra quelli di uso comune.
    L'euristica dovrebbe essere molte combinazioni di pochi segni comunemente acccettatti.

    Giusto i miei 2y alla discussione

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  18. Sulla traslitterazione volevo solo dire che il Kunrei-shiki andrebbe abolito che e' roba da burocrati che incasina solo le cose.

    Usare 2 sistemi in contemporanea e' il MALE ASSOLUTO. :D

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  19. Il discorso è logico e fila, ma non impegna.
    Nel mio lavoro mi sono trovato troppo spesso a dover aiutare lo scritto con l'icona, per il semplice fatto che gli utenti non leggono, e un icona, un simbolo, comunica più di una scritta. Negli anni siamo passati dagli ambienti testuali ai paradigma desktop-gui non a caso.
    Il proseguo sull'uso del farmaco non lo prendo in considerazione essendo fatto su una popolazione, quella giapponese, che si porta alle spalle questioni quali la sindrome di Minamata e lo Smon, e non sono questioni successe per via dei kanji.

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  20. BladeVet,la questione non te la porrai ma io me la posi a suo tempo. La mia ex-moglie partorì e mi chiesero di portare un pacco di accessori per il dopo-parto,nonché 300.000 yen che mi sarebbero stati restituiti se avessi iscritto il bambino alla anagrafe giapponese,altrimenti niente rimborso.So di una coppia che ha ricevuto un rimborso ridotto per via del parto non riuscito.Se si fa a non capirsi(mi segui?). Nella ricetta c'era qualcosa che non era ben interpretabile. kanji di dubbia interpretazione. Comunque, mi sembra che riportare alla luce Minamata sia extracontestuale:si sta parlando di ricette scritte con un sistema che necessita la comprensione di una quantità consistentemente elevata di caratteri cinesi, relativamente inutile per riportare nomi di medicinali,farmaci,medicine occidentali,per poi non menzionare il Viagra.Stessa cosa dicasi per le targhe automobilistiche.

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  21. Volete sbizzarrirvi a individuare i kanji tra le targhe? Eccovi questi siti!
    http://knowhowrashinban.web.fc2.com/numberzenkoku.html

    http://www.saiga-jp.com/language/kanji_list.html

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  22. Confermo quello che dice Mamoru: ho studiato i kanji su Henshall _A Guide to Remembering Japanese Characters_ che e' un libro veramente interessante e usa la vera storia dei kanji (perlopiu' cinese) per spiegarne l'attuale significato.
    Parlandone con mia moglie, lei li ha studiati tutti a memoria e non sapeva assolutamente per esempio come mai 将 compare sia in 将軍 (shogun = generale) e in 将来 (shorai = futuro)
    O come mai 豚 (buta=maiale) e 家 (ie=casa) hanno lo stesso radicale. E cosi' via e' stata occasione per molte discussioni interessanti.

    Resta il fatto che io li ho dimenticati quasi tutti mentre lei se li ricorda tutti benissimo. :))

    Pero' a dire il vero, ho notato che chiunque in Giappone (inclusa mia moglie che lavora come insegnante) se deve scrivere una lettera non banale deve consultare il vocabolario una volta o due.
    Ed e' strano che una lingua constringa i matrelingua a portarsi dietro un vocabolario solo per scrivere una lettera.

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  23. @uberto

    Vero, se non fosse che i kanji non sono lettere sono ideogrammi.
    Se io ti faccio il disegno di un cavallo stilizzato, disegno da me inventato, tu per ricrearlo uguale ti devi studiare necessariamente i miei tratti. Facile che se io ti ridisegnassi il cavallo, omettendo qualche tratto o approssimandone alcuni (vedi forme diverse di scrittura giapponese) tu riconosceresti comunque il cavallo da me disegnato.
    Se dopo un certo tempo ti chiedo di ridisegnare il mio pittogramma tu saresti costretto a ricorrere ad un aiutino per scriverlo correttamente con tutti i tratti al posto giusto.
    E' certamente singolare che una lingua costringa i madrelingua a usare un vocabolario per scrivere un concetto.
    E' ancora più singolare che i cinesi abbiano lo stesso problema ma con l'aggiunta che i loro logogrammi identificano un suono e non sempre una parola, vedi l'introduzione del cinese semplificato.

    Facciamo un test, tutti sappiamo qual'è il logo di Microsoft Windows, lo riconosciamo ovunque, anche quando la Microsoft cambia un pochino il logo passando da una versione di Windows ad un'altra. giusto?
    ok, senza andare a guardare il logo qual'è la sequenza dei colori partendo dall'alto a destra?
    Se dobbiamo disegnare il logo Windows e siamo su un Mac come facciamo? dobbiamo far ricorso ad un aiutino?

    Quindi siamo in grado a colpo d'occhio di riconoscere il logo Windows, abbiamo qualche difficoltà a doverlo ridisegnare correttamente...

    E qui forse sta il senso e l'origine dei kanji, i loghi, le icone sono fatte per essere riconosciute, non ci si preoccupa di quanto sia difficile riprodurle.

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  24. Sì Uberto,un po' come noi dobbiamo controllare l'ortografia di una parola,loro devono verificare se un dato carattere cinese corrisponde all'immagine che ne hanno in mente.
    Esistono dizionari per tutte le lingue,in tutti gli scritti,segnale questo che ce n'è bisogno in ambo i sensi.
    Importante è notare anche il fatto che spesso si presta noncuranza,o si soprassiede taciturni, quando dici che sei andato a vedere il こうよう, e che poi,quando ti chiedono immancabilmente se lo spettacolo delle foglie autunnali rosse sia stato di tuo gradimento rispondi che,sì le foglie gialle erano veramente di un bel colore e che hai pronunciato il kanji 黄葉 (kouyou:giallo),e non 紅葉 (kouyou:rosso,
    entrambi conviventi nello stesso digramma fonetico こうよう(kouyou). Insomma, se vogliamo fare i precisi bisogna avere prima di tutto gli strumenti per mettere in pratica sta' presunta precisione.

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  25. @Italicus
    Lo stesso problema si ha, o meglio lo hanno, quando un giapponese comunicando il proprio nome e cognome ad un funzionario di qualche tipo questi dovendo trascriverlo chiede: come si scrive?

    Ho anche saputo di casi in cui alcuni giapponesi si sono cambiati il cognome perché composto da un kanji troppo "difficile".

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  26. BladeVet, meglio un nome "difficile" giapponese che un nome "difficile" italiano. Chiamami Scevola ma una mano sul fuoco ce la passo.

    Mi risulta che anche nei paesi anglofoni riscontrino gli stessi problemi, e pure loro devono impiegare molto studio per combattere i gravi problemi di dislessia,pur avendo adottato a loro tempo le lettere alfabetiche(sì perché prima viaggiavano a rune e simili versioni di veicoli scrittori).

    Un mondo fatto a misura d'uomo.Imperfetto come l'essere umano stesso. Senza percettibili variazioni qualitative in nessun tipo umano.

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  27. @Scevola
    :)
    per nome "difficile" intendi da usare in Giappone o in Italia?

    Dovremmo affermare evviva l'imperfezione o cercare di avvicinarci sempre più verso l'ideale?

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  28. Tautologicamente tergiversando,dipende da vari fattori.Sui nomi e loro interpretazioni. Ai Ferraccio,Ferruccio, Ferrara, e consimili, meno collegati a quella esplosione di esponenti di questa forma d'artigianato collegata col poco nobile metallo,riccamente descritta da quel giocoso scrittore che è Carlo M. Cipolla nel suo libro "Allegro ma non troppo", che incrementò il numero di nomi come Fabbro,Fabbri,ecc,sui primi,"innocui"per noi,potrebbero invece intingerci fior di risolini le gentili pulzelle;Così come nel surrogato nominale del piatto Cotolette di maiale reso nipponicamente con un かつどん i sorrisi me li strapperebbe a me.

    Per i tuoi quesiti sotto la voce "Dovremmo;avvicinarci..", mi scuso se evito la risposta. Non ci sono particolari motivazioni che mi spingono a accomunarmi in quel "Dovremmo/avvicinarci..." Sessant'anni ci sono, di esistenza, e ci si accontenta di vedere come evolvono le cose,commentando da lontano,come un cane che abbaia mentre la carovana passa.
    Spesso li espongo per lustrare più la parola che la mente,ma recentemente bisogna che inverta lo stato di priorità.

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  29. Il cane che abbaia mentre la carovana passa non è mai un passivo spettatore ma è anch'egli attore nella compagnia errante.
    Il semplice osservare un evento lo modifica, lo condiziona, lo sa bene il fotone che nel passare le famose fessure a mò di colonne d'Ercole smette di produrre un pattern di interferenza passando dal comportamento di onda elettromagnetica a quella di particella.
    E se modifica un evento il semplice osservare figuriamoci abbaiare.

    RispondiElimina
  30. O come mai 豚 (buta=maiale) ...

    Tra l'altro mi stupisco che nessuno abbia ancora fatto ironia sul mio cognome.
    O forse la fanno alle mie spalle...

    RispondiElimina
  31. Maronna siete scatenati.

    Mi dispiace non partecipare attivamente ma con i pochi minuti liberi che ho o faccio nuovi post o commento.

    RispondiElimina
  32. Xitalicus

    Mandami una mail con l` indirizzo con cui ti sei creato l` account (Mos) Italicus che ti aggiungo fra gli autori.
    Cosi puoi iniziare a pubblicare post se vuoi

    RispondiElimina
  33. Mos italicus

    Sì,te lo mando ma io posto quando si son sistemate le faccende. Buone Feste a tutti voi!


    BluVelvet,oratore acutissimo, sì hai ragione,tutto fa.De analogia: La carovana non la facciamo essere troppo errante però.Che non s'abbia a smarrirsi e morir d'inedia, e il cane non ha nessuno poi a cui abbaiare.

    RispondiElimina

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