mercoledì 3 febbraio 2010

Giappone vs Italia – Suicidi: alcuni dati a confronto (parte 1?)

Post aggiornato dopo la pubblicazione


Nell'attesa che il nostro titolare si aff
ranchi da quella terribile piaga sociale che lo affligge (il lavoro) e ritorni agli usuali ritmi di pubblicazione a cui gentilmente ci ha assuefatti, vi propongo un piccolo post che si propone di dare alcuni dati e qualche spunto per iniziare una discussione.

Iniziamo dunque con i valori assoluti delle morti dovute a suicidio in Giappone ed in Italia, i quali non ci servono per un confronto diretto, ma semplicemente per capire quanto grande è il fenomeno in esame.

Per il Giappone sono disponibili i dati realitivi ai suicidi negli anni che vanno dal 1978 al 2008. Nel grafico in basso l'andamento storico del totale dei suicidi (cliccare sulle immagini per ingrandire).

Il numero di suicidi registrati in giappone dal 1998 in avanti è stabilmente sopra i 30.000 casi all'anno. Quanto all'incidenza per sesso è meglio evidenziata dal secondo grafico.


Per quanto riguarda l'Italia i dati disponibili vanno dal1983 al 2008 e presentano picchi di poco oltre i 4.000 (quattromila) casi.

La relativa ripartizione tra i sessi mostra un 10% di differenza rispetto a quella giapponese con una maggiore presenzza degli uomini tra i suicidi.

Per tenere conto del diverso numero di abitanti di Italia e Giappone occorre rifarsi ai prossimi grafici, che riportano il numero di suicidi ogni 100.000 abitanti e rendono confrontabili i due paesi indipendentemente dalla popolazione. Per dovere di completezza, vi invito a leggere la nota (pallosa) in calce al post sulla base dati utilizzata.

Si vede una differenza notevole tra Giappone e Italia, il rapporto tra i suicidi nei due paesi è dell'ordine di 4 a 1. E' probabile un valore effettivo dei suicidi in Italia superiore a quello registrato dall'Istat (soli dati delle forze dell'ordine), ma dubito che sorpassi i valori della WHO: la sostanza è che il rapporto tra il fenomeno nei due peasi è decisamente diverso.

Il suicidio è un problema serio, ma per il Giappone le proporzioni del fenomeno sono considerevoli tanto che il governo Hatoyama lo ha inserito tra le proprie priorità di intervento sul piano sociale. Vedremo che cosa riusciranno a fare.

Ho aggiunto i due grafici seguenti per meglio chiarire come Italia e Giappone si posizionano nel contesto internazionale. I dati sono relativi ai paesi che hanno aggiornato le statistiche tra il 2005 e il 2007, quindi lo si prenda come un confronto ridotto e non esaustivo.


Per un raffronto sulle principali cause di morte in Giappone si veda invece il seguente grafico:

Intanto la città di Kurihara (prefettura di Miyagi 80.000 abitanti) si è distinta per una iniziativa volta a frenare i suicidi, non solo considerandoli in termini di depressione della persona, ma guardando alle sue cause concrete. Ad esempio si è messa in campo l'elargizione di “prestiti della speranza” a persone in grave crisi finanziaria, permettendogli una ristrutturazione del debito personale, avendo visto che in questa categoria la propensione al suicidio era molto elevata.
Da un tasso di suicidi di 48,6 su 100.000 abitanti nel 2005, la città è passata a 27,5 nel 2007.

Alla prossima.

se hai il coraggio di suicidarti allora vivi!


-- Acronimi --

WHO World Health Organisation – Organizzazione mondiale della sanità

NPA – National Police Agency (Giappone)

-- Nota pallosa in calce al post --

Specifico che non sono un esperto di statistica, mi limito ad analizzare i dati sulla base della mia formazione tecnica e non posso vantare esperienza nel campo. Apro questa parentesi non per “paramento di culo”, bensì per mettere in chiaro che ho utilizzato alcuni dati che sono stati derivati da altri, perchè non disponibili nella forma necessaria al post e mi pare doveroso farlo presente ai lettori. Ad esempio i tassi di suicidio per 100.000 abitanti in Italia nella divisione per genere e nella serie temporale pre-2000 sono stati ricostruiti dai rispettivi valori assoluti e dalle statistiche demografiche annuali.

Se emergessero discrepanze o errori, provvederò a rettificare, tuttavia ho una buona confidenza in quanto ho elaborato.

Ci sono poi delle discrepanze sui dati ISTAT e quelli forniti dalla WHO che ho consultato come controllo incrociato. Per il giappone tali differenze si assestano su un ragionevole 5-6%, mentre sui dati italiani arrivano a superare il 10%. ISTAT si basa (se non ho capito male) sui verbali di polizia e carabinieri e fascicoli aperti dalla magistratura relativi ai casi accertati di suicidio, quanto ai WHO non viene specificato il criterio (e probabilmente si basano su survey differenti). In ogni caso li ho riportati tutti nei grafici anche se quelli del WHO sono meno completi in termini di periodo analizzato.

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おまけ

(angolo bonus per rant, boiate senza senso e pensieri disarticolati vari più o meno in tema col post)


Sulla Yamanote-sen di Tokyo, la JR East ha speso 15 milioni di yen (poco più di 100.000 euro) per installare delle lampade a led blu sulle banchine di attesa. Questo mi pare dalla seconda metà dello scorso anno.


(Foto AP)

La sensazione personale di quando ho letto della cosa era di classificarla a livello dei fiori di Bach, dell'agopuntura o dell'omeopatia (non me ne vogliano i rispettivi sostenitori, ognuno creda in cio che gli pare).

Se qualcuno fosse a conoscenza di studi in merito è pregato di farmeli conoscere, visto che la società dichiara di essere ben conscia che la cosa è compeltamente ascientifica (quindi ammette pubblicamente che sta buttando soldi o li sta regalando alla ditta che vende/installa le suddette lampade, ma questo e un altro discorso) e si giustifica con una sorta di “perchè non provarci se può aiutare a salvare qualche vita”: la retorica dei gonzi.

A questo punto varrebbe la pena di provare a cospargere i binari con le interiora di pollo o col talco mentolato, in fondo potrebbe pure funzionare.....

Da un certo punto di vista, le "barriere antisuicidio" sulle banchine delle stazioni sono più logiche, almeno dal punto di vista delle società ferroviarie (danni economici causati dai suicidi tentati e riusciti con interruzione del servizio etc..), visto che queste ultime non hanno certo l'obbligo di attuare politiche sociali di prevenzione e salute mentale.

Già che ci siamo potremmo anche proporre di rivestire tutti gli spigoli di gommapiuma....

(Foto mamoru – le imbottiture già le fanno....dannata JR East!)

28 commenti:

  1. Ottimo post.
    Ma nessuno pensa a noi lavoratori????
    Come farà il giappone a tenere bassa la disoccupazione senza questo utilissimo mezzo chiamato suicidio?
    Nessuno pensa a noi giovini, vecchi salary man il vostro suicidio e' la nostra gioia.

    Ok scherzo mode off.
    comunque uno puo subito capire che il tasso giapponese di suicidi e' garguantesco.
    I due paesi sono messi male a livello economico ecc.
    Ma perche' in italia sono cosi pochi?
    Non credo sia solo una questione religiosa culturale, ma sociale, il Giapponese odierno e' facile nel buttare la spugna subito e fuggire da un problema perche il suicidio e' questo lo scappare da un problema delegandolo agli altri (famigliari).
    Io ho sempre proposto di coprire la stazione di gomma e il treno pure sai che rimbalzi?!?!?!

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  2. Personalmente credo che la componente educativo/religiosa conti parecchio, invece. Aldilà che oggi sia praticante o meno, il fatto che Gesù si sarebbe dispiaciuto se avessi buttato la mia vita mi è rimasto decisamente impresso...
    È l'ambiente circostante che ci influenza in queste scelte, sia esso sociale che privato.

    PS. Bellissima la foto con il cartello, Mamoru mi hai fatto piangere

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  3. Credo che una componente fondamentale come dice kazu sia quella culturale. Quando capita qualche caso mia moglie mi dice "si è ucciso perché -"situazione di merda"." Lo dice come giustificare il comportamento. Siccome la sua situazione era "non c'è niente da fare" allora porre fine alla vita è la soluzione. In italia naturalmente non esiste il "non c'è niente da fare". Abbiamo un tessuto sociale diversissimo, per qualità e forza dei legami (sorry, giapponesi, ma è così).
    Inoltre dal punto di vista culturale basta pensare alla storia del giappone (immagino studiata da tutti i giapponesi a scuola) dove un numero altissimo di personaggi pone fine alla propria vita come soluzione o atto finale. Da noi invece il suicidio è sinonimo di fallimento. Il suicidio è fallimento, mentre qui è la soluzioni a situazioni insolubili. Credo che la presenza di un castigo o premio dopo la vita giochi un ruolo fondamentale anche inconscio nella nostra cultura.

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  4. Ottimo e abbondante! Posto su Facebook!

    Esiliogiappponese

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  5. XKazu e Mu.
    Certo la religione e la cultura hanno la loro importanza ma non vorrei che qualche lettore associ la cosa al suicidio rituale e altre cosine che certi persone credono del Giappone.
    Ma come detto da sia da me che da voi due, il tessuto sociale e la maggior ragione.
    Come ha detto mu da noi c'e'una maggiore rete di supporto sopratutto psicologica da parte di famigli e amici.
    Certamente il discorso cattolico non mi suicido aiuta a non fare questa.
    Ma il fatto e voi lo sapete bene e' che in giappone l'arrendersi alla minima difficolta almeno per le ultime generazioni.
    Poi sul discorso di scusare l'azione con "situazione di merda" accennato da mu e' un dato di fatto perche i giapponesi spesso non sono capaci di ragiornarci sopra anche da esterno. Mia moglie fa la stessa cosa della moglie di Mu.

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  6. Anche io ritengo che la situazione sociale italiana influisca in maniera positiva.

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  7. C'e' un problema a leggere i dati freddi e brutali forniti perche' ci sono due aspetti che non si possono mettere in grafico:
    1) la cultura buddista crede nella reincarnazione e quindi non frena i suicidi, quella shintoista dice che lo spirito rimane da qualche parte.

    2) la cultura cristiano-cattolica dice che dopo si va in paradiso ma un suicida non puo' mai entrare.

    Questo fa si che un cristiano-cattolico ci pensi piu' e piu' volte. un giapponese ci pensa di meno.

    Detto questo c'e' un secondo aspetto che dipende dal primo: In Italia un suicida spesso e' fatto passare con altra morte: attacco cardiaco, malattia fulminante, incidente....
    Di solito si viene classificati per suicida solo se non si puo' fare a meno, altrimenti il prete non lo fa nemmeno entrare in camposanto, non si puo' fare il funerale cristiano-cattolico, la famiglia fa una figura di ....

    Ora in percentuale non so quanto incide, ma conosco personalmente casidel genere e quindi estrapolo a senzazione che i 3/4 mila casi saranno forse 8/10 mila reali.

    e quindi il tasso giapponese e' il doppio e non 4 volte tanto.

    Spiegato dal fatto culturale. Anche in Nord europa i suicidi sono molti di piu' perche' meno cattolici.

    -------------
    Rimane il fatto che comunque sono tantissimi e come dice Luca e Mu, in Giappone manca la rete familiare/di amici il fatto che una volta il suicidio era una onorevole morte per lo sbaglio fatto quindi non e' riprovevole come da noi che ti mettono il corpo in fosse sconsacrate.

    E poi il peso del disonore e' troppo forte in Giappone, ma su questo, non vivendoci, non saprei

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  8. @Kazu
    La foto non è mia, ma mi pareva suggestiva...il cartello è messo davanti a uno strapiombo.

    "Aldilà che oggi sia praticante o meno, il fatto che Gesù si sarebbe dispiaciuto se avessi buttato la mia vita mi è rimasto decisamente impresso..."

    Non ci avevo mai pensato in questi termini...vabbè io sono miscredente ;)

    @Alexxx
    Secondo me si da troppa importanza alla matrice religiosa, almeno nel caso del suicidio penso che la cosa sia secondaria.
    Quoto Luca in toto per la considerazione sul tessuto sociale.

    "1) la cultura buddista crede nella reincarnazione e quindi non frena i suicidi, quella shintoista dice che lo spirito rimane da qualche parte.
    2) la cultura cristiano-cattolica dice che dopo si va in paradiso ma un suicida non puo' mai entrare.
    Questo fa si che un cristiano-cattolico ci pensi piu' e piu' volte. un giapponese ci pensa di meno."

    Quando vivere diventa solo ansia e disperazione togliersi la vita è una forma di liberazione, un sollievo indipendentemente dal contesto culturale.

    Da tecnico metto la cosa molto terra-terra:
    - se uno è pieno di debiti
    - se non trova lavoro
    - se gli va a catafascio il matrimonio
    - se è debole emotivamente

    non penso che si fermi a pensare alla reincarnazione o al background culturale...si ammazza e basta perchè il suo scopo è quello di togliersi quello che per lui è un peso insopportabile.

    Da noi ce il catechismo e l'ora di religione che ci impartiscono certi valori religiosi, in Giappone non so se c'e' tale tipo di formazione e mi pare che la conoscenza religiosa media sia piuttosto scarsa e superficiale.
    Non dico che, in generale, la religione non influenzi il modo di porsi di un popolo nei confronti della morte, ma non penso che in certi contesti personali sia così influente.

    Parere mio per carità...

    --

    "Ora in percentuale non so quanto incide, ma conosco personalmente casidel genere e quindi estrapolo a senzazione che i 3/4 mila casi saranno forse 8/10 mila reali.

    e quindi il tasso giapponese e' il doppio e non 4 volte tanto."

    Su questo dissento, un tasso doppio ci porterebbe ai livelli dei "meno cattolici" paesi del nord europa.
    Sono convinto che i suicidi siano un poco piu' alti di quanto riportato dall'istat, ma credo che non vadano oltre il punto in più per 100.000 abitanti come da dati WHO non il doppio, altrimenti saremmo la Svezia.

    Inoltre paesi cattolici come Croazia e Polonia non sono messi troppo bene*.

    ----
    Il fatto di non fare il funerale, dipende molto dal parroco. Conosco casi di matrimoni rifiutati ai divorziati in una parrocchia e in un'altra nessun problema...una soluzione la si trova sempre basta avere un parroco con un po' di buon senso.
    Un defunto parente (marxista convinto e dichiarato) non era in regola coi sacramenti, ma si è sposato in chiesa dopo un corso accelerato e relativa promozione... =)
    Non gli hanno negato nemmeno l'estrema unzione o la sepoltura. E non ha mai abiurato il suo credo.

    --

    * Appena ho tempo updato il post con un confronto internazionale ampio così inquadriamo meglio la questione.

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  9. Sono mie opinioni: ma penso che la matrice culturale anche se non sei religioso ti plasmi per bene.

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  10. mmmmhhh...
    Per sto thread rimango in sola lettura.
    Un solo accenno sulla Svezia, per chi non lo conoscesse: Il mito del record svedese nei suicidi è dato semplicemente dal fatto che questo paese ha cominciato e tenere certi dati statistici molto prima degli altri.

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  11. A quelli che parlano di influenze culturali cristiane, buddiste, ecc.

    Guardate che paesi europei e cristiani come ad es. Ungheria o BELGIO hanno tassi di suicidio quasi pari a quello giapponese (intorno al 20/100.000).

    Provate a dare un'occhiata a questa lista:
    http://en.wikipedia.org/wiki/List_of_countries_by_suicide_rate

    Il Giappone è uno dei pochi "paesi non cristiani" a stare in cima.

    Tra i primi posti troviamo soprattutto paesi dell'Europa dell'Est, cioè dell'ex blocco comunista: Bielorussia, Russia, Kazakhstan, Lituania, Ucraina... (cristiani)

    A seguire diversi paesi "occidentali": Francia, Austria, ecc. (cattolici)

    Verso il fondo i paesi meno sviluppati industrialmente. (non cristiani, o con un cristianesimo ibrido rispetto alle religioni tradizionali)

    Cosa ne possiamo dedurre?
    Che non si tratta di misteriose influenze religiose o culturali millenarie.
    Un alto tasso di sucidio dipende da due fattori: scarse prospettive economiche e bassa integrazione sociale.
    Detto in parole povere: non hai soldi, e/o non sai dove girarti per uscire da brutte situazioni.

    Per questo in cima abbiamo i paesi ex comunisti, dove poca ricchezza si unisce a una struttura sociale che ancora fatica a ricompattarsi e a trovare una direzione.
    Per questo ci sono pochi paesi del cosiddetto terzo mondo dove, a fianco di una miseria spaventosa, ci sono ancora reti sociali di oigine tradizionale abbastanza solide (il clan, la famiglia allargata, ecc).

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  12. Sicuramente il fattore culturale spiega perchè il Giappone "vanta" un numero di suicidi quattro volte maggiore rispetto all'Italia, basta pensare che durante la seconda guerra mondiale i Kamikaze venivano innalzati a ruolo di eroi senza contare che l'onore inteso dai Giapponesi è soprattutto un fattore così strettamente rigido e personale che chi commette un errore è spinto a pagarlo sulla propria pelle e a qualsiasi costo. Invece il cattolicesimo ovviamente abborrisce il suicidio in quanto è sinonimo di sfidare la volontà divina che è l'unica che può decidere il nostro destino, infatti al povero Welby sono state negate le esequie cristiane (pur riservandole a vari dittatori e sanguinari e in pompa magna) comunque sia sono dei dati sconvolgenti e non saranno purtroppo delle luci blu a modificarli.

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  13. Solo una piccola annotazione di carattere statistico, in Italia le Forze dell'Ordine hanno l'obbligo di segnalare, con un modulo, ogni caso di tentato/consumato suicidio all' ISTAT

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  14. io la penso esattamente come mamoru se uno arriva a compiere un gesto estremo come il suicidio, non sta certo a pensare se andrà in paradiso o meno.
    Scarse prospettive economiche e integrazione sociale OK, ma anche delusioni amorose o brutti voti (motivi futili se vogliamo)portano molti ragazzi giovanissimi a suicidarsi nonostante l' ambiente religioso e culturale che li circonda

    x alexxx
    "1) la cultura buddista crede nella reincarnazione e quindi non frena i suicidi"

    comunque anche la reincarnizione ha una sua "gerarchia" stabilita dalle azioni positive e negative compiute in vita e il suicidio rientra tra quelle negative... quindi un buddista ci pensa tanto quanto un cristiano prima di suicidarsi

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  15. stupendo il cartello in giapponese......

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  16. un'altra cosa che c'è da aggiungere è che i dati sul suicidio sono presi in maniera diversa. Cioè classificare come suicidio o meno può essere diverso leggermente da paese a paese. (quanto non lo so davvero). Per esempio mia moglie mi aveva detto -luca, confermi?- che in giappone la polizia può archiviare un caso come suicidio molto facilmente anche se è possibile un omicidio (non era capitato per quella pazza che hanno arrestato da poco, quella che ammazzava i suoi amanti?)

    Francamente credo che la questione religiosa sia importante, anche se non nel senso dato in genere. Cioè non è che siccome vado all'inferno non mi suicido. Il fatto è che alcune religioni contribuiscon a creare un tipo di tessuto sociale diverso da altre. In italia il cattolicesimo ha creato insieme alla cultura che ha trovato una rete di aiuti sociali che evidentemente in giappone lo shinto e il buddismo non hanno creato. Questo tessuto può aiutare (di nuovo, non so in ce termini e quantità, ma ne sono piuttosto convinto) in caso di situazioni sociali difficili.

    Non farei paragoni tra i cristiani cattolici e quelli protestanti cmq, dato che la filosofia di vita del protestante e luterano è ben diversa dal cattolico, per quanto condividano il cristianesimo come religione.

    Per il resto è ovvio che il fattore religioso è laterale al problema che resta sicuramente la situazione economica e l'integrazione sociale.

    Da notare nel link citato da yupa invece è che tra i paese industrializzati e con un tenore di vita decente il giappone e la corea siano i più in alto. Quindi escludendo il semplice fattore economico evidentemente è il fattore tessuto sociale a influenzare. Ma non solo. Credo davvero che un atto come il suicidio non possa essere ridotto solo a 2 o3 cause, come tessuto sociale e condizioni economiche. Mi sembra davvero riduttivo.

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  17. "Per esempio mia moglie mi aveva detto -luca, confermi?- che in giappone la polizia può archiviare un caso come suicidio molto facilmente anche se è possibile un omicidio (non era capitato per quella pazza che hanno arrestato da poco, quella che ammazzava i suoi amanti?)"

    A mio parere quella si chiama discrezionalita' (ovviamente suffragata da un minimo di indagine)anche se dubito che uno con 20 pugnalate alla schiena lo si possa archiviare come "suicidio" o "incidente domestico"...

    Allo stesso modo si potrebbe fare un parallelo sullo stupro in Giappone, ma e' ancora presto per discutere della cosa, avra' probabilmente un post a se.

    Sul discorso religione sono d'accordo, io la vedo a questo modo: la tradizione religiosa plasma nel corso dei secoli un tessuto sociale, il quale si evolve poi secolarizzandosi, perde cioe' il legame originale con la religione e perpetua alcuni precetti per mera tradizione e abitudine.

    Che nelle societa' industriali e postindustriali (qualunque cosa voglia dire) ci si tolga la vita prevalentemente per un malessere non legato strettamente alla sussistenza di base e' abbastanza assodato.

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  18. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  19. Per Yupa.
    Tra gli stessi Paesi "cristiani" ci sono profonde diversità, personalmente tovo quindi molto difficile il paragone apportando i soli dati. Ti ringrazio però per aver introdotto dati di Paesi che rimangono al di fuori dello stereotipo mondiale "suicidio=Giappone".

    Quoto Mamoru: "[...] un tessuto sociale [...] perde il legame originale con la religione e perpetua alcuni precetti per mera tradizione e abitudine".
    Sempre per Mamoru e la sua analisi da tecnico... :)
    In Italia "se uno è pieno di debiti, se non trova lavoro, se gli va a catafascio il matrimonio, se è debole emotivamente" nel 90% dei casi può contare sull'appoggio della famiglia e degli amici/tessuto sociale circostante, cosa che in Giappone purtroppo non è mai andata tanto di moda (anzi, si tende a nascondere la quasi totalità dei propri problemi ai familiari, preferendo - tra i pochi coraggiosi di affrontare la vita - rivolgersi a centri di ascolto/supporto esterni).

    La solidarietà fa indiscutibilmente parte del nostro patrimonio culturale, e la religione cristiana (che ci piaccia o no) basa i suoi fondamenti sul rispetto del prossimo. Non possiamo pretendere che le cose siano completamente slegate, no?

    Tornando al Giappone, segnalo l'importante riforma in atto nei confronti del problema suicidi. Dei primi risultati ne ha già parlato Tore su www.tore-kansai.blogspot.com nel suo post "San Hatoyama".

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  20. post molto interessante che fa riflettere.

    Sicuramente è una questione che difficilmente la si può "inquadrare" con due o tre motivi.

    Sicuramente ogni generazione è più fragile della precedente, anche per la sempre più mancanza di comunicazione con i propri genitori/familiari.

    Cmq in Giappone il fenomeno è preoccupante se sia il governo lo ritiene un punto prioritario.

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  21. hai fatto bene a inserire il nuovo grafico che rende molto bene l'idea del differente peso del suicidio nei due paesi.

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  22. Incide il diverso concetto di suicido. Per l'occidentale è l'estrema ratio: ciò cui si perviene dopo che si è tentato tutto. Per il giapponese è una soluzione accettata per tradizione, e pertanto viene alla mente facilmente. Le cause invece sono comuni: difficoltà economiche, isolamento sociale, perdite affettive.

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  23. Ciao anonimo, ti invito a mettere un nick o una sigla per meglio capire "chi posta che cosa".
    Nel caso di anonimi multipli diventa difficile capire a chi ci si sta rivolgendo.

    -- Fine comunicazione di servizio --
    "Per l'occidentale è l'estrema ratio"

    "Per il giapponese è una soluzione accettata per tradizione"

    Sul discorso oriente vs occidente io conservo i miei dubbi: sono convenzioni che vogliono dire tutto e niente; macrocategorie che raccolgono lingue, religioni e tradizioni piu' disparate che si sono evolute (e si stanno evolvendo) nel corso dei secoli.

    Sul discorso culturale ti rimando alle considerazioni fatte nei commenti precedenti.

    Il governo giapponese sta intervenendo per stroncare il fenomeno che, dati alla mano, è ben oltre il tasso "fisiologico" dei paesi industrializzati piu' evoluti.

    Condera che in ogni caso il suicidio e' il passo finale in un percorso di sofferenza personale, non e' che la gente alla prima difficolta' si ammazza subito.

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  24. Ciao Mamoru, sono l'anonimo di cui sopra.
    La chiave, secondo me, è la diversa cultura.
    Nella storia e cultura giapponese:
    - il suicidio è un atto ricorrente, con cui ci si confronta crescendo
    - è un atto rispettato e socialmente compreso.
    Nella storia e cultura italiana:
    - non esiste una tradizione analoga (bisogna risalire ad un'epoca pre-cristiana, lo stoicismo romano)
    - il suicidio è riprovato a tutti livelli, anche etico-personale, dato che offende la dignità dell'uomo (concetto umanistico estraneo al Giappone)
    Con ciò voglio solo dire che l'italiano oppone più resistenza alla possibilità del suicidio. Diciamo che se il giapponese vi pensa due volte prima di compierlo, l'italiano vi pensa anche quella terza volta che ti tiene aggrappato alla vita.

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  25. XGiuseppe
    Occhi a dire rispettato e compreso, non stiamo parlando di suicidio tradizionale.
    Fidati non e' compreso e rispettato, qui parliamo di gente che lascia una moglie e dei figli nei debiti, cosa ce di rispettoso?
    Un po come i politici che si suicidano (preferisco la via giapponese almeno se ne vanno) mangia e rubano e appena li beccano si suicidano.
    Onore? Uno non perde l' onore non ne aveva se truffava e rubava. Mettiamo in chiaro se si suicidano nessuno indaga a fondo sui crimini commessi dal suicida.

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  26. xLuca
    Il giapponese è portato ad interpretare un fallimento personale(perdita dell'occupazione, debito,ecc..) non come difficoltà da superare, ma come disonore, dato che è più vincolato al giudizio della comunità. L'italiano non è per nulla sfiorato dall'idea del disonore.

    Inoltre ho letto che in alcuni casi ci si suicida per consentire alla famiglia di riscuotere la polizza sulla vita con la quale ripianare i debiti.

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  27. la storia delle "luci blu" e` accettata da molti giapponesi..se ci fate caso anche in moltissimi parcheggi le luci sono blu, perche in questo modo, secondo i giapponesi, non viene l`idea di rubare le auto parcheggiate.... se ci sia una statistica o meno su questa cosa non saprei dire... ma a me pare una caz**ta sinceramente...

    RispondiElimina

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